"BAMBINE NESSUN TAGLIO AL LORO FUTURO"di Eduardo Terrana


6-2-2020, GIORNATA MONDIALE CONTRO LE MUTILAZIONI GENITALI FEMMINILI

BAMBINE NESSUN TAGLIO AL LORO FUTURO

di Eduardo Terrana

E’ un affronto grave alla dignità della persona, una violazione intollerabile e inaccettabile al diritto di essere donna, la pratica della mutilazione genitale che viene praticata sul corpo delle bambine e delle adolescenti, in molti Paesi del mondo. Una pratica violenta che causa conseguenze fisiche, psicologiche e sociali, immediate e di lungo periodo, a milioni di bambine e adolescenti che, vittime indifese, le subiscono.
Una pratica che poggia, secondo quanto commenta l’Associazione Italiana Donne per lo Sviluppo, su false credenze e riti arcaici che vengono imposte con l’inganno e/o la violenza fisica e psichica, giustificate in vario modo. Alle ragazze ed alle bambine viene, infatti, detto che quelle pratiche sono da accettare passivamente, senza ribellione, perché sono una tradizione culturale e si sono sempre fatte; perché rendono le donne più fertili; perché le prescrive la religione, in particolare l’ISLAM; perché sono, una garanzia di verginità e di fedeltà come di purezza, di pulizia e di buona salute, tutte virtù e doti molto apprezzate dalle società tribali e dai maschi, che facilitano il matrimonio; perché migliorano le prestazioni sessuali e prevengono le morti prenatali. Tutte giustificazioni che non trovano, però, veridico riscontro nella realtà. L’origine delle mutilazioni genitali sulle donne rimane ancora oggi sconosciuta. Si praticava, già, pare, nell’antico Egitto, come misura per controllare la sessualità delle schiave. Una pratica quindi che è antecedente all’avvento dell’islam e non prescritta da nessuna religione. Una pratica, però, che risulta essere tra le maggiori cause di infertilità nella donna, in particolare nelle giovani vergini e può rendere difficile il parto e provocare la morte del neonato e/o della madre. Ciononostante è una pratica che viene sostenuta ed incoraggiata dai genitori nella speranza di ottenere un più alto prezzo della sposa, perché una sposa vergine, meglio se appena adolescente, viene senz’altro pagata di più. Falso e senza fondamento scientifico, si sostiene, è poi la motivazione che il piacere sessuale maschile possa essere ottenuto solo con donne circoncise e/o infibulate, sottomesse e passive durante il rapporto stesso. Una giustificazione questa che tende ad essere sempre più confutata e respinta dagli stessi uomini.
Pur non di meno anno dopo anno la pratica delle mutilazioni genitali continua a mietere le sue vittime. Gli ultimi dati a livello mondiale rilevati dall’UNICEF sono a dir poco scioccanti. Duecento milioni di donne e bambine in tutto il mondo, residenti in 30 paesi, sono vittime di mutilazioni genitali. L’Organizzazione Mondiale della Sanità, (OMS), fissa, invece, tra i 100 e i 140 milioni il numero di donne e ragazze mutilate. Nonostante la diversa rilevazione i numeri, comunque, testimoniano l’assoluta gravità del problema. Le mutilazioni genitali femminili sono ancora oggi largamente praticate in 28 paesi dell’Africa sub-sahariana. Sempre in Africa, secondo l’OMS, ogni anno 3 Milioni di bambine sono in grave rischio di mutilazioni e 44 milioni di bambine e adolescenti fino a 14 anni subiscono violenza. Caso limite è il Kenia dove un bambina su due subisce le mutilazioni a meno di 10 anni.
Permane poi grave la situazione limite della Sierra Leone che ostinatamente continua a chiudere ogni forma di dialogo sulla questione e dichiara di non considerare illegali le mutilazioni genitali perché la ritiene una pratica culturale che il Governo supporta e che non intende mettere fuori legge.
Il problema è presente non solo in Africa, ma anche in Asia. Spicca su tutti l’Indonesia, che risulta il terzo paese con più mutilazioni, dopo Egitto ed Etiopia. Tra i paesi africani più colpiti da una alta percentuale di mutilazioni ci sono Sudan, Mali, Kenya, Tanzania. Gambia, Mauritania, Somalia Guinea e Gibuti.
Timidi ma positivi segnali di cambiamento vengono da Kenya, Egitto, Burkina Faso e soprattutto Liberia, dove gli ultimi tassi di diffusione della mutilazione genitale femminile, tra le persone della fascia d’età 15-19, risultano sensibilmente in calo. Si registra inoltre, negli ultimi 12 anni, la dichiarata intenzione di oltre 15.000 comunità e distretti di 20 paesi di voler abbandonare la pratica delle mutilazioni genitali.
Ciò nonostante il fenomeno, purtroppo, è in crescita, favorito anche dalle migrazioni di grandi masse di popolazioni ognuna delle quali si muove portandosi dietro con la famiglia anche usi e costumi e tradizioni d’origine. Risulta , così, che anche in Italia si praticano le mutilazioni genitali, secondo l’OMS il dato oscilla tra i 35.000 e i 40.000 casi . E le vittime sono in prevalenza sempre bambine e adolescenti minori di 14 anni.
Va considerato che ogni tentativo sociale finalizzato a impedire la pratica delle mutilazioni delle bambine e delle adolescenti risulta vano quando si va ad incidere su usi e costumi tradizionali, talmente radicati nella mentalità e nel costume di vita, che è difficile tentare ogni dissuasione o rieducazione. Le stesse leggi risultano prive di efficacia, così che ogni tentativo di cambiamento, come l’adozione di pratiche legali alternative alla mutilazione che consentano il passaggio alla maturità dei giovani in maniera meno traumatica, diventa scarsamente incidente per non dire impossibile. Va ancora rilevato che già nel 2012 l’ONU, con una risoluzione unanime, aveva messo al bando le mutilazioni genitali femminili in tutto il mondo e che la legislazione internazionale già da 23 anni considera la pratica delle mutilazioni genitali una forma di violenza.
I risultati positivi, però, sin qui acquisiti, significativi seppur non risolutivi, devono stimolare all’ottimismo e all’azione collettiva organismi internazionali, governi nazionali, istituzioni, società civile, perché si possa acquisire in un prossimo futuro il miglior risultato possibile. E’, comunque, necessario un cambio generalizzato e generazionale di mentalità che affronti il problema in una visione unitaria e risolutiva delle varie forme di violenza di genere che vengono praticate alle donne in qualunque età, e quindi mutilazioni genitali, matrimoni forzati ,spose bambine, disuguaglianza di genere, inserendole nel quadro degli “ Obiettivi di sviluppo sostenibile per il 2030”.
Bisogna, allora, lavorare per conferire alle donne maggior potere sociale ed economico, (empowerment), e valutare tutte le forme di implicazione delle donne in tutti i campi e a tutti i livelli, compresa l’attività legislativa, politica e di programmazione, (mainstreaming). Necessita ancora varare nuove politiche, nuove leggi e nuovi piani d’azione, che tutelino il diritto delle bambine, delle ragazze e delle donne a vivere libere da violenza e discriminazione, inasprendo le pene per i trasgressori; e altresì sostenere la formazione di nuovi leader religiosi che demitizzino la credenza secondo cui le mutilazioni genitali femminili hanno una base religiosa e sviluppare, parallelamente, una forte azione informativa sui benefici dell’abbandono di questa pratica.
Per un futuro senza mutilazioni non basta , dunque, la sola giornata celebrativa, ogni anno, del 6 febbraio, istituita dall’Assemblea delle Nazioni Unite, per condannare tali pratiche e ricordare che costituiscono una gravissima violazione dei diritti umani fondamentali ed in particolare: il diritto alla vita, alla salute, all’integrità psico-fisica, il diritto alla non discriminazione. Necessitano in particolare iniziative ed alternative culturali, sociali, legali, che realizzino una reale educazione, emancipazione, protezione delle bambine e delle adolescenti e garantiscano loro un sicuro futuro di Donne. Bisogna promuovere e sviluppare, poi, campagne di formazione e di sensibilizzazione sul tema delle mutilazioni, da attuare con ogni mezzo di comunicazione, di modo che risultino realmente incidenti su usi e costumi tradizionali molto radicati nella cultura e nell’identità stessa delle società che le praticano, restie ad ogni cambiamento ed alla accettazione di norme internazionali e principi che possano modificare lo stato delle cose.
Solo l’azione congiunta , forte e totale, a livello internazionale e nazionale potrà scongiurare che altri 68 milioni di ragazze subiscano, da qui al 2030, la violenza delle mutilazioni genitali se non vi sarà una forte accelerazione nell’impegno per porre fine a questa pratica tradizionale, antica e disumana, e concretizzare il traguardo di garantire alle bambine, alle adolescenti, alle donne, il rispetto della loro dignità di genere e il diritto di svolgere, da protagonista, nella società moderna e nella Comunità internazionale, a qualunque livello, il ruolo ed il compito che loro spetta.

Eduardo Terrana
Saggista e Conferenziere internazionale su diritti umani e pace
Tutti i diritti riservati all’autore

EDUARDO TERRANA

DÍA MUNDIAL CONTRA LAS MUTILACIONES GENITALES FEMENINAS

NIÑOS SIN CORTE A SU FUTURO

por Eduardo Terrana

Es una grave afrenta a la dignidad de la persona, una violación intolerable e inaceptable del derecho a ser mujer, la práctica de la mutilación genital que se practica en el cuerpo de niñas y adolescentes, en muchos países del mundo.

Una práctica violenta que causa consecuencias físicas, psicológicas y sociales inmediatas ya largo plazo para millones de niñas y adolescentes que las sufren como víctimas indefensas.

Una práctica que se basa, según lo que comenta la Asociación Italiana para el Desarrollo de la Mujer, en creencias falsas y ritos arcaicos que se imponen con engaño y / o violencia física y psíquica, justificados de varias maneras. De hecho, a las niñas y a las niñas se les dice que esas prácticas deben ser aceptadas pasivamente, sin rebelión, porque son una tradición cultural y siempre se han hecho; porque hacen que las mujeres sean más fértiles; porque la religión lo prescribe, en particular el ISLAM; porque son una garantía de virginidad y fidelidad, así como de pureza, limpieza y buena salud, todas las virtudes y cualidades muy apreciadas por las sociedades tribales y los hombres, que facilitan el matrimonio; porque mejoran el rendimiento sexual y previenen las muertes prenatales.

Todas las justificaciones que, sin embargo, no se reflejan verdaderamente en la realidad. Hoy se desconoce el origen de la mutilación genital en las mujeres. Parece que ya se practicaba en el antiguo Egipto, como una medida para controlar la sexualidad de los esclavos. Una práctica que, por lo tanto, es anterior al advenimiento del Islam y no está prescrita por ninguna religión. Sin embargo, una práctica que se encuentra entre las principales causas de infertilidad en las mujeres, particularmente en las vírgenes jóvenes, puede dificultar el parto y causar la muerte del bebé recién nacido y / o la madre. Sin embargo, es una práctica apoyada y alentada por los padres con la esperanza de obtener un precio más alto para la novia, porque una novia virgen, mejor si solo es una adolescente, sin duda paga más. Es falso y sin base científica, se argumenta, es la motivación de que el placer sexual masculino solo se puede obtener con mujeres circuncidadas y / o infibuladas, sumisas y pasivas durante la relación misma. Esta justificación tiende a ser cada vez más refutada y rechazada por los propios hombres.

Aunque no menos año tras año, la práctica de la mutilación genital continúa cosechando víctimas. Los últimos datos globales recopilados por UNICEF son nada menos que impactantes. Doscientos millones de mujeres y niñas en todo el mundo, que residen en 30 países, son víctimas de mutilación genital.

La Organización Mundial de la Salud (OMS), sin embargo, establece el número de mujeres y niñas mutiladas entre 100 y 140 millones. A pesar de la encuesta diferente, los números, sin embargo, dan testimonio de la gravedad absoluta del problema. La mutilación genital femenina todavía se practica ampliamente en 28 países del África subsahariana. También en África, según la OMS, 3 millones de niñas corren un grave riesgo de mutilación cada año y 44 millones de niñas y niños de hasta 14 años sufren violencia. El caso extremo es Kenia, donde uno de cada dos niños sufre mutilaciones a menos de 10 años de edad.

Entonces todavía hay una situación grave en Sierra Leona que tercamente continúa cerrando todas las formas de diálogo sobre el tema y declara que no considera ilegal la mutilación genital porque considera que es una práctica cultural que el Gobierno apoya y no tiene la intención de prohibir.

El problema está presente no solo en África, sino también en Asia. Indonesia se destaca sobre todo, siendo el tercer país con más mutilaciones, después de Egipto y Etiopía. Entre los países africanos más afectados por un alto porcentaje de mutilaciones se encuentran Sudán, Mali, Kenia, Tanzania. Gambia, Mauritania, Somalia, Guinea y Yibuti.

Tímidos pero positivos signos de cambio provienen de Kenia, Egipto, Burkina Faso y especialmente Liberia, donde las tasas más recientes de propagación de la mutilación genital femenina entre las personas de 15 a 19 años son significativamente más bajas. En los últimos 12 años, también ha habido una intención declarada de más de 15,000 comunidades y distritos de 20 países de querer abandonar la práctica de la mutilación genital.

A pesar de esto, el fenómeno, desafortunadamente, está creciendo, también favorecido por las migraciones de grandes masas de población, cada una de las cuales se mueve, llevando consigo a la familia también costumbres y tradiciones y tradiciones de origen. Por lo tanto, parece que la mutilación genital también se practica en Italia, según la OMS, la cifra oscila entre 35,000 y 40,000 casos. Y las víctimas son principalmente niñas y adolescentes menores de 14 años.

Debe considerarse que cualquier intento social destinado a prevenir la práctica de mutilar a niñas y adolescentes es en vano cuando afecta las costumbres y tradiciones tradicionales,
tan profundamente arraigadas en la mentalidad y el estilo de vida, que es difícil intentar cualquier disuasión o reeducación.

Las mismas leyes son ineficaces, por lo que cualquier intento de cambio, como la adopción de prácticas legales alternativas a la mutilación que permitan la transición a la madurez de los jóvenes de una manera menos traumática, apenas se convierte en incidente, por no decir imposible. También se debe tener en cuenta que ya en 2012 la ONU, con una resolución unánime, había prohibido la mutilación genital femenina en todo el mundo y que la legislación internacional durante 23 años ya consideraba la práctica de la mutilación genital como una forma de violencia.

Sin embargo, los resultados positivos adquiridos hasta el momento, significativos aunque no decisivos, deben estimular el optimismo y la acción colectiva de los organismos internacionales, los gobiernos nacionales, las instituciones y la sociedad civil, para que se pueda obtener el mejor resultado posible en el futuro cercano. Sin embargo, se necesita un cambio de mentalidad generalizado y generacional que aborde el problema en una visión unitaria y resolutiva de las diversas formas de violencia de género que se practican en mujeres de cualquier edad y, por lo tanto, mutilación genital, matrimonios forzados, novias infantiles, desigualdad de género, incluyéndolos en el marco de “Objetivos de Desarrollo Sostenible para 2030”.

Por lo tanto, debemos trabajar para empoderar a las mujeres con mayor poder social y económico (empoderamiento) y evaluar todas las formas de participación de las mujeres en todos los campos y en todos los niveles, incluidas las actividades legislativas, políticas y de programación (integración). ). Todavía necesita lanzar nuevas políticas, nuevas leyes y nuevos planes de acción, que protejan el derecho de las niñas, niñas y mujeres a vivir libres de violencia y discriminación, exacerbando las penas para los infractores;
y también apoyan la formación de nuevos líderes religiosos que desmitifiquen la creencia de que la mutilación genital femenina tiene una base religiosa y, en paralelo, desarrollan una fuerte acción informativa sobre los beneficios de abandonar esta práctica.

Por un futuro sin mutilaciones, por lo tanto, el único día de celebración, cada año, del 6 de febrero, establecido por la Asamblea de las Naciones Unidas, para condenar estas prácticas y recordar que constituyen una violación muy grave de los derechos humanos fundamentales y, en particular: derecho a la vida, salud, integridad psicofísica, derecho a la no discriminación. En particular, se necesitan iniciativas y alternativas culturales, sociales y legales, que generen una verdadera educación, emancipación, protección de niñas y adolescentes y les garanticen un futuro seguro para las mujeres. Luego, debemos promover y desarrollar campañas de capacitación y concientización sobre el tema de las mutilaciones, que se implementarán con cualquier medio de comunicación, de modo que realmente resulten en accidentes sobre usos y costumbres tradicionales muy arraigados en la cultura e identidad de las empresas que practican, reacios a cualquier cambio y a la aceptación de normas y principios internacionales que pueden cambiar el estado de las cosas.

Solo una acción conjunta, fuerte y total, a nivel internacional y nacional, puede evitar que otros 68 millones de niñas sufran la violencia de la mutilación genital entre ahora y 2030 si no hay una fuerte aceleración en el compromiso de poner fin a esto. práctica tradicional, antigua e inhumana, y para lograr el objetivo de garantizar a las niñas, adolescentes y mujeres el respeto a su dignidad de género y el derecho a desempeñar un papel de liderazgo en la sociedad moderna y en la comunidad internacional a cualquier nivel, el rol y la tarea que tienen.

Eduardo Terrana
Ensayista y orador internacional
sobre derechos humanos y paz
Todos los derechos reservados al autor

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