PERCHE’ PARLARE DI LEONARDO SCIASCIA di Eduardo Terrana


PERCHE’  PARLARE  DI  LEONARDO  SCIASCIA

di Eduardo Terrana

L’8 gennaio di quest’anno avrebbe compiuto  99 anni.  Dico di Leonardo Sciascia, uno dei maggiori e più rappresentativi scrittori della letteratura italiana del  XX secolo, nato a Racalmuto,  ( Ag),  l’8-gennaio 1921 e morto a Palermo il 20-11-1989. 

Perché  parlarne? Perché non è possibile, a mio avviso,  eludere il confronto con la capacità di analisi e previsione che rendono gli scritti  di Sciascia, scrittore, saggista e giornalista,  fortemente attuali.

Una produzione letteraria, quella di Sciascia, il cui insegnamento, incentrato sull’affermazione di valori imprescindibili quali sono: la ragione, la giustizia e la libertà,  sta nella forza e nel coraggio di dire no alle menzogne, ai poteri occulti, all’ambiguità, che sono gli strumenti attraverso cui forze nascoste, che operano nella clandestinità,   come la mafia, fanno  di tutto, pur di annichilire il pensiero ed eludere ogni traccia di verità.

Parlare quindi di Sciascia lo ritengo non solo un atto di doveroso rispetto alla grandiosità della sua opera letteraria,  ma opportuno, perché  Sciascia ha saputo leggere nella realtà umana, sociale e politica del suo tempo come pochi e lo ha fatto in maniera da rendere questa realtà evidente, manifesta,  usando un linguaggio asciutto, schietto, vero, senza fronzoli o ricerche verbali particolari.

Povertà,Crisi della ragione, Mafia, Fame di Giustizia,  sono  tematiche che Sciascia  ha affrontato con attenta analisi critica, con profondo senso morale, con alto impegno civile, per cui si può dire che le sue sono pagine rivelatrici di una realtà universale.

Aprire, infatti,  una finestra sulla narrativa di Sciascia è come affacciarsi sulla attualità del mondo.

Il volto della povertà nella sua Regalpetra è il volto della povertà che si riscontra ancora oggi in molte parti del mondo.

LEONARDO SCIASCIA

La condizione di povertà dei suoi scolari, figli di  zolfatari, di  salinari  e di contadini,  e dei loro padri, che guadagnano molto meno di un maestro di scuola o di un impiegato statale,  tanto da apparire  un’offesa alla dignità della persona lo sciopero di quest’ultimi per l’aumento della retribuzione ,come scrive lo stesso Autore,   sono pagine che si adattano alla descrizione di ogni condizione di povertà dei nostri tempi:  dei diseredati, degli emarginati e dei  bambini poveri delle favelas, delle bidonvilles, delle baraccopoli, dei ghetti metropolitani  di molte città e di tutti gli stati del mondo e di esempi se ne potrebbero fare ad iosa,.  Sono pagine, quelle descritte da Sciascia nelle sue opere: “Le Parrocchie di Regalpetra”  e  “Cronachette”, che tracciano la radiografia della miseria umana  che è tale  in ogni grande o piccola città del mondo.  E lui il Maestro, che ai suoi figli è riuscito ad assicurare  da mangiare e da studiare,  si sente oppresso ed oppressore insieme.

Ed ancora: la condizione di miseria e di fatica, della vita quotidiana e del lavoro, reso senza gratitudine e  riconoscimento della propria dignità di persona, dello zolfataro, del salinaro, del contadino, è la stessa degli analoghi lavoratori che ancora oggi non vedono in varie parti del  mondo  giusta considerazione e remunerazione della loro condizione umana e del  loro lavoro. Ciò connota Sciascia di una dimensione umana particolare: essere  Amico degli oppressi, oltre che un osservatore critico attento alla questione-sociale.

Ed  ancora: la crisi della ragione che ancora oggi genera i mostri della  mafia e del  terrorismo.   “Il buio della ragione produce mostri”, scriveva Goya, due secoli fa,  e Sciascia “ce lo ricorda con le sue profezie basate su niente altro che l’analisi spassionata dei fatti”,  come scrive nel libro  “La memoria di Sciascia”,  lo scrittore messicano Federico Campbell, grande amico ed estimatore di Sciascia, che ha conosciuto personalmente e  del quale in Messico ha tradotto le opere.    Crisi della ragione alla quale Sciascia si oppone fermamente, scrive infatti in “ Le Parrocchie di Regalpetra “:    “ Credo nella ragione umana e nella libertà e nella giustizia che dalla ragione scaturiscono.

 Ed ancora:  la mafia e gli intrighi politici, gli imbrogli, gli intrecci tra politica e malaffare, che nella narrativa di Sciascia  offrono il quadro desolante di una società malata, di una politica corrotta , di una corruzione, variamente rappresentata, diffusa .

Ed ancora: la fame di giustizia, che si leva da più parti senza trovare adeguata attenzione e considerazione e giusta risposta e a farne le spese sono sempre i più deboli.

Credo sia questa una risposta accettabile, anche se non esauriente,  alla domanda: perché parlare di Leonardo Sciascia.

                                                                                                  Eduardo Terrana

pugliadaamareonline@gmail.com

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