75 mo anniversario strage studenti per mano delle Forze Monarchic di Luciano Anelli
75 mo anniversario strage studenti per mano delle Forze Monarchic
Lidia Menapace Foto di Luciano Anelli
BARI
Una monumento stilizzato ricorda l’evento, una lapide i nomi dei caduti ed un’altra posta il 30 luglio 1944 dal Comitato di Liberazione, che recita: “Questa strada, per meditato comando, per bieca ira di parte, fu arrossata di sangue innocente il 28 luglio 1943 nel tripudio per la servitù infranta è qui. Per poco fermati o passante ricorda l’obbrobrio antico, pensa ai caduti, prometti in cuor tuo di rimanere fedele alla libertà fino alla morte.”
«Ma il loro numero non è stato mai definitivamente accertato» ricorda Vito Antonio Leuzzi nell’«Introduzione» a «Memoria di una strage», un libro recentemente pubblicato a Bari dalle Edizioni dal Sud , curato da Giulio Esposito e dallo stesso Leuzzi, dell’Istituto pugliese per la Storia dell’antifascismo e dell’Italia contemporanea. Realizzato con il contributo dell’Università di Bari, il testo raccoglie una serie di testimonianze e di documenti che riguardano, direttamente o indirettamente, l’eccidio avvenuto nel capoluogo pugliese. Ancora Leuzzi sottolinea che questa strage rappresenta «il segno palese della politica di violenta restaurazione imposta dalle forze monarchico-badogliane».
Dalle carte d’archivio e dalle testimonianze, emerge il ruolo di primo piano svolto da Tommaso Fiore – già collaboratore della «Rivoluzione liberale» di Piero Gobetti prima, del «Quarto Stato» di Carlo Rosselli poi – che proprio in quell’occasione perdette il figlio liceale.
Luciano Anelli
Biografia di Lidia Menapace
Lidia Menapace, all’anagrafe Lidia Brisca (Novara, 3 aprile 1924), è una partigiana, politica e saggista italiana.
Giovanissima prese parte alla Resistenza partigiana come staffetta partigiana e nel dopoguerra fu impegnata nei movimenti cattolici, in particolare con la FUCI, Federazione Universitaria Cattolica Italiana. Trasferitasi in Alto Adige nel 1952, fu – assieme a Waltraud Gebert Deeg – la prima donna eletta nel consiglio provinciale di Bolzano nel 1964 e, in quella stessa legislatura, anche la prima donna ad entrare nella giunta provinciale (fu assessora effettiva per affari sociali e sanità). All’inizio degli anni sessanta comincia a insegnare presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore con l’incarico di Lettore di Lingua italiana e metodologia degli studi letterari fino al 1968, quando a seguito della pubblicazione di un documento intitolato “Per una scelta marxista” non le fu rinnovato l’incarico di Lettore. Simpatizzò per il Partito Comunista Italiano ma nel 1969 venne chiamata dai fondatori nel primo nucleo de il manifesto. Nel 1973 è stata tra le promotrici del movimento Cristiani per il Socialismo ed entra a far parte del “Comitato per i diritti civili delle prostitute” com emembro laico.
Appare, incisa sulla lapide, il nome di un mio non conosciuto cugino Francesco Tanarelli. Mia zia, la mamma, ricordava il suo bambino (che tale era) trovato col grappolo d’uva che stava piluccando quando l’uccisero.
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Appare, incisa sulla lapide, il nome di un mio non conosciuto cugino Francesco Tanarelli. Mia zia, la mamma, ricordava il suo bambino (che tale era) trovato col grappolo d’uva che stava piluccando quando l’uccisero.
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