Puglia da amare Quotidiano d’informazione
GESÙ È IL TUO RE?
XXXIV Domenica del tempo ordinario (A)
Solennità di Gesù Cristo Re dell’universo Mt 25, 31-46
+In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli.+ Se nelle parabole precedenti il messaggio sul giudizio finale era diretto a Israele, questa volta tocca ai popoli della Terra. Così Gesù dichiara apertamente che la Salvezza non è rinchiusa all’interno di una cerchia ristretta, ne è riservata a un’etnia o una religione, essa abbraccia tutto il genere umano. + Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra.+ Anche questa immagine è tratta dalla normale quotidianità di quei tempi: i pastori erano soliti condurre pecore e capre al pascolo durante il giorno mentre la sera venivano divise e condotte in due recinti separati. Questa distinzione era necessari aper la salvaguardia delle pecore che rischiavano di essere aggredite dalle capre, notoriamente più aggressive. Quello che si vuol significare è evidente: I buoni smetteranno di subire le angherie e le ingiustizie dei cattivi, simili cum similibus! +Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”.+ Nel linguaggio biblico la Destra è sempre il lato buono, giusto e forte, la ripartizione non è dunque casuale e ha un significato ben preciso. Dalla lettura di questi versetti comprendiamo che il criterio universale, su cui verranno giudicati tutti, sarà quello della misericordia intesa nel suo senso etimologico vero e proprio, infatti si tratta di un termine derivante dalla fusione di due parole latine: “miserus” (odiato, abborrito) e cor (cuore), possiamo dedurre che il suo significato possa essere “aver a cuore chi è detestabile ed emarginato”: indigenti (affamati, assetati e nudi), stranieri, malati e carcerati, molti autori, accanto all’indubbia necessità dell’ impegno concreto per i poveri, affiancano un significato spirituale a queste sei forme di povertà: saziare fame e sete della Parola; coprire la nudità di qualcuno , cioè la sua vergogna, significa restituire dignità a chi la persa; accogliere lo straniero, ovvero: non disprezzare il diverso; visitare il carcerato, cioè coloro che sono imprigionati dal peccato o dal limite senza giudicare. Esiste una legge interiore scolpita nel cuore di ciascuno: è quell’immagine di Dio che siamo chiamati a far diventare somiglianza, attualizzazione di Cristo, nella storia. Si tratta di saper ascoltare la voce dello Spirito che sussurra nel nostro intimo e che comunemente chiamiamo “coscienza” ed è proprio questa presenza universale che rende l’uomo, anche non battezzato, “giudicabile”. +Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”.+ Abbiamo già affermato che questa parabola è rivolta ai popoli della terra, cioè ai pagani, questo non vuol dire che il suo contenuto non sia valido anche per il popolo eletto, il quale, proprio perchè privilegiato, sarà giudicato più “severamente”. I giusti che avranno obbedito alla loro coscienza, vedendo il Dio ignoto, affermeranno di non averlo mai riconosciuto, ma il Signore li rassicurarà, infatti chi ama il prossimo rende già culto al suo Signore, anche senza saperlo. Interessante notare come il Gesù definisca suoi “fratelli più piccoli”, gli altri uomini: questo ci fa capire quanto Dio abbia voluto essere prossimo alla sua più amata creatura, pur di salvarci è diventato uno di noi, subendo quello che non meritava non solo per mostrarci il suo amore e la sua sincera e totale solidarietà, ma per coinvolgere la natura umana nel mistero glorioso dell’amore trinitario, qualcosa che va ben oltre ogni nostra possibilità di immaginazione. +Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato”. Anch’essi allora risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?”. Allora egli risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me”. E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».+ Questa pericope evangelica è caratterizzata da una certa ridondanza: le sei opere di misericordia sono ripetute 4 volte e nello stesso ordine, come a sottolinearne l’importanza nel ruolo della Salvezza personale. Chi accoglie pienamente l’Amore ne diventa trasparenza, diventa “alter Cristus”, le braccia di Dio nella storia, quel Dio che ama la sua creatura fino al dono totale di se. Se Dio è Amore, amare è la vera beatitudine celeste, la gioia più profonda e piena a cui si possa aspirare. Se qualcuno non ha amore si auto escluderà da quello che abbiamo definito “paradiso”. E’ quello che succede ai capretti, ovvero coloro che abusando delle pecore, dimostrano di pensare solo a se stessi. La dannazione non è, a mio avviso, un atto positivo e volontario del Dio Amore, ma la conseguenza del suo rifiuto ostinato. Chi è il tuo re? Cristo o il tuo ego? È una domanda che rivolgo prima a me stesso, ma che resta valida per tutti.
Felice Domenica
Fra Umberto Panipucci
L’ha ribloggato su Crescenza Caradonna's blog.
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